Verso un discorso nuovo su religione e parità di genere

Statements

Verso un discorso nuovo su religione e parità di genere

Dichiarazione della Bahá'í International Community alla 59ª sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne e in occasione del 20° anniversario della Quarta conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne

New York—1 February 2015

Mentre gli Stati membri si riuniscono per esaminare i progressi compiuti nell'attuazione della Dichiarazione e della Piattaforma d’azione di Pechino e per trattare la questione della parità di genere nell’agenda di sviluppo post-2015, è giunto il momento per un dibattito serio sul ruolo della religione nel promuovere l'uguaglianza tra donne e uomini. La religione, come fondamento di una mobilitazione sociale e politica, è una realtà che deve essere presa in esame apertamente. La presenza costante della religione nella vita e nell'identità delle persone non può più essere ignorata. Se si vuole che svolga un ruolo costruttivo nella società, è necessario riconsiderare il concetto stesso di religione, la sua natura e il suo scopo. Dobbiamo essere pronti a disfarci delle etichette che ci hanno ingabbiato in dibattiti conflittuali del tipo "laico vs. religioso", "moderno vs. tradizionale", "liberale vs. conservatore", "occidentale vs. non occidentale". Il ruolo della religione nella vita umana e l'uguaglianza tra donne e uomini sono realtà troppo complesse per essere ridotte a confronti di tal genere. 

C'è bisogno di un discorso nuovo e adatto alle esigenze dell'epoca in cui viviamo. La Bahá'í International Community desidera favorire questo discorso portando il proprio contributo.

In primo luogo, desideriamo affermare chiaramente la nostra convinzione che l'uguaglianza tra uomini e donne è un aspetto della realtà umana e non solo una condizione da raggiungere per il bene comune. Ciò che rende umani gli esseri umani – la loro intrinseca dignità e nobiltà – non è né maschio né femmina. La ricerca di un senso, di uno scopo, di una comunità, e la capacità di amare, di creare, di perseverare, non hanno genere. Questa asserzione ha profonde ripercussioni sull'organizzazione di ogni aspetto della società umana.

«Ciò che rende umani gli esseri umani – la loro intrinseca dignità e nobiltà – non è né maschio né femmina. La ricerca di un senso, di uno scopo, di una comunità, e la capacità di amare, di creare, di perseverare, non hanno genere».

La natura della religione

Per noi la religione non è un insieme di dogmi o di confessioni in conflitto tra loro. Postuliamo, piuttosto, che la religione sia un processo in divenire attraverso il quale l'umanità prende coscienza della dimensione spirituale della vita umana e impara a orientare di conseguenza la sua vita individuale e collettiva. Al centro della religione c’è un insieme di principi spirituali che, congiuntamente, formano il patrimonio comune dell'umanità. In ogni fase della storia e dello sviluppo umano – e ancor più oggi nel mezzo di una comunità globale emergente – la religione acquisisce nuovi significati, valori, funzioni ed espressioni. In un momento in cui le intuizioni

«... la religione sia un processo in divenire attraverso il quale l'umanità prende coscienza della dimensione spirituale della vita umana e impara a orientare di conseguenza la sua vita individuale e collettiva.»

delle donne sono sempre più riconosciute come essenziali per la creazione di famiglie sane, di comunità più pacifiche, di una vita intellettuale più vivace e di una governance più efficace, sono soprattutto le loro voci che devono informare il discorso sulla natura della religione e sul suo ruolo nella vita contemporanea.

La Dichiarazione universale dei diritti umani e la sua progenie di strumenti per i diritti umani hanno fornito alla comunità internazionale un quadro normativo che riconosce la dignità intrinseca della persona e delinea i diritti e i doveri sui quali può essere edificata una società pacifica. Tanto per i governi quanto per le comunità, il compito più gravoso è stato trasformare questi criteri in realtà vissuta davanti ai popoli del mondo. Le norme giuridiche e le scienze sociali affermano l'uguaglianza di tutti gli esseri umani, tuttavia sono le convinzioni profondamente radicate sulla natura delle donne e degli uomini e sul rapporto tra loro a rivelarsi i più formidabili ostacoli alla realizzazione di un ordine sociale equo. A vent'anni dall'allora più importante raduno di capi di Stato e della società civile, in occasione del quale la questione della parità di genere venne inserita in cima all'agenda globale, la discriminazione contro le donne rimane oggi l'ingiustizia più diffusa nel mondo.

È un fatto ben documentato che, nel corso della storia, gran parte dell'umanità si sia rivolta alle religioni e ai loro leader per avere una guida e che continui a farlo tutt’oggi. Sebbene molti pensassero che la modernità avrebbe sminuito l'influenza della religione – un'apparente vittoria della "mente razionale" sulle credenze "irrazionali" – ciò non è avvenuto. La religione si sta riaffermando in un’infinità di modi. In nome della religione si è levato l’appello al servizio per il bene comune; ad abbracciare un'umanità comune che travalichi le divisioni tra le nazioni e tra le razze; alla gestione dell'ambiente; al perdono e alla riconciliazione. L’ONU ha riconosciuto sempre di più il ruolo della religione come forgiatrice della cultura e della vita comunitaria. Dopo aver preso atto della capacità delle organizzazioni religiose di raggiungere le regioni meno servite e di fornire loro risorse umane e materiali, alcune agenzie delle Nazioni Unite hanno cercato di collaborare con queste organizzazioni per perseguire obiettivi comuni. Diverse centinaia di ONG religiose hanno ottenuto lo status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite e contribuiscono attivamente ai dibattiti che si svolgono in sede ONU.

Sradicare la violenza e il fanatismo

Al contempo la religione è caduta preda dell'ignoranza e della cieca ambizione. In suo nome vengono fomentati il fanatismo e la violenza. Le interpretazioni delle dottrine religiose che attribuiscono uno status inferiore alle donne e alle ragazze hanno dato origine a sistemi e strutture patriarcali, che continuano a ostacolare la piena partecipazione delle donne alla società. La comunità internazionale è messa a dura prova dall'intransigenza di quelle società che continuano a impedire, basandosi su interpretazioni della legge religiosa, che la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne venga applicata e a violare in modo flagrante i diritti umani delle donne. In alcuni Paesi, per esempio, lo stupro coniugale rimane al di fuori della legge; l'onore dell’uomo è ritenuto una valida difesa per il femminicidio all’interno della famiglia; non esiste un requisito di età minima per il matrimonio. In altri Paesi, le donne non hanno il diritto di divorziare o di ereditare; la loro istruzione è considerata facoltativa o non necessaria; non sono presenti negli spazi pubblici e nelle strutture governative. Per quanto tuttora frequente, l'incidenza di questi esempi è in declino. Il miglioramento è visibile nella crescente partecipazione delle donne alla vita pubblica e agli affari della comunità e lo si può ravvisare nel considerevole impegno profuso da molti Paesi nella realizzazione del cambiamento attraverso strategie incentrate sull'istruzione delle donne e delle ragazze.

«Il miglioramento è visibile nella crescente partecipazione delle donne alla vita pubblica e agli affari della comunità e lo si può ravvisare nel considerevole impegno profuso da molti Paesi nella realizzazione del cambiamento attraverso strategie incentrate sull’istruzione delle donne e delle ragazze».    

 

Raccomandazioni

In questa fase della vita collettiva dell'umanità, desideriamo richiamare l'attenzione della Commissione su tre aree di impegno, che riteniamo fondamentali per intervenire sulla condizione attuale delle donne e delle ragazze.

 

  1.  Responsabilità dei leader religiosi

I leader religiosi hanno un compito fondamentale nell'affrontare le profonde ingiustizie che impediscono alle donne e alle ragazze di sviluppare il proprio potenziale e di svolgere il loro legittimo ruolo nel progresso della società. Se vogliono essere partner validi nella costruzione di una società più giusta e pacifica, i leader religiosi devono levare la voce senza esitazione contro la violazione dei diritti umani, contro ogni forma di violenza e fanatismo, e contro la negazione dell'uguaglianza perpetrata in nome della religione. Devono interrogarsi sui modi in cui le loro parole, le loro azioni o il loro silenzio abbiano permesso lo status quo. Devono rendere conto dei modi in cui la loro guida e il loro esempio possono soffocare l'esercizio di quelle facoltà intellettuali che contraddistinguono il genere umano. I governi hanno un ruolo da svolgere nell'incoraggiare la riflessione su questi temi.

 

«... I leader religiosi devono levare la voce senza esitazione contro la violazione dei diritti umani, contro ogni forma di violenza e fanatismo, e contro la negazione dell'uguaglianza perpetrata in nome della religione».

 

  1.  Il ruolo degli uomini e dei ragazzi

L'uguaglianza tra donne e uomini non è una condizione i cui effetti saranno limitati a metà della popolazione mondiale. La sua concretizzazione rivoluzionerà ogni aspetto della società umana: la generazione di conoscenza e lo sviluppo della vita intellettuale, la pratica della governance, l'allocazione delle risorse materiali e la condizione della famiglia, per citarne solo alcuni. Gli uomini devono rendersi conto che, negli attuali contesti di disuguaglianza, non è possibile lo sviluppo del loro pieno potenziale. Sono loro che devono trovare il coraggio morale di trasmettere e modellare nuove concezioni della mascolinità e che devono contestare e mettere in discussione i ruoli ristretti assegnati loro dalla società e dai media. In ultima analisi, non è sufficiente far spazio nell'attuale ordine sociale affinché le donne svolgano il loro legittimo ruolo. Semmai, l'obiettivo è che le donne e gli uomini lavorino fianco a fianco, ciascuno come braccio destro dell'altro – nell’ambito della famiglia, del lavoro, della comunità e degli affari internazionali – per costruire una società che consenta la prosperità di tutti.

 

«Gli uomini devono rendersi conto che negli attuali contesti di disuguaglianza, non è possibile lo sviluppo del loro pieno potenziale».

 

  1. Discriminazione contro le donne motivata da interpretazioni religiose

Esortiamo il Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne a pronunciarsi sulla discriminazione contro le donne motivata da interpretazioni religiose, sottolineando che essa costituisce un grave ostacolo all'obiettivo primario della pace.



Il raggiungimento della parità di genere richiederà risorse finanziarie, morali e intellettuali di portata senza precedenti. Comporterà l’impegno delle masse dell’umanità, le intuizioni della religione e della scienza, la dedizione impavida degli uomini al fianco delle donne, una collaborazione mai vista a ogni livello di governance e la consapevolezza che il progresso delle donne rappresenta il progresso di tutti. La Bahá'í International Community invita tutti coloro che lavorano per il miglioramento del genere umano a unirsi a noi in un dialogo sulle questioni sollevate in questa dichiarazione. Ci auguriamo che in questo modo impareremo e comprenderemo meglio i reciproci punti di vista e porteremo avanti congiuntamente il nostro impegno verso la realizzazione di un ordine sociale che sostenga la prosperità di tutti.